Cinema

Nastro D'Argento e film della Comencini per Ambra Angiolini

Nastro D'Argento e film della Comencini per Ambra Angiolini

Tutto merito del monologo finale di Antigone, con l'eroina protofemminista di Sofocle che si avvia al suicidio (« O tomba, o nuzïal camera, o eterna mia prigione rupestre... ») se l'Ambra Angiolini modello 2007 ha cancellato la voce nasale della quindicenne di «Non è la Rai» del 1992. Ora dispone di dizione assai nitida e allenamento ai fiati ampi. Un corredo d'attrice che ha incantato Ferzan Ozpetek: l'idillio è finito con il fortunato Saturno contro. Ora è nelle mani della regista Cristina Comencini per Bianco e nero, storia di un lui bianco (il marito di Ambra, Fabio Volo) che si innamora di una lei nera, altrettanto sposata. Nessuna anticipazione. Lei ci scherza: «Non posso parlare. Non per Cristina. Ma perché il lancio del film è nelle mani di Enrico Lucherini. Sennò, quello lì, chi lo sente». Rieccola appena un po' nella risata piena, l'Ambra (e basta) di un dì. L'Ambra Angiolini di oggi è un'interprete premiata: proprio stasera a Taormina riceve il Nastro d'argento, il primo riconoscimento piovuto mesi fa sulla Roberta- Ambra Angiolini di Saturno contro. Insomma, Antigone è legata a «Non è la Rai», chi l'avrebbe detto: «Nelle pause leggevo e imparavo a memoria per puro esercizio personale il monologo con Stefania De Santis, grande allenatrice di attori e regista, per anni assistente di Carmelo Bene. Mai recitato in pubblico il personaggio, ma mi aiutò a trovare fierezza, coraggio, mi inoltrai a piccoli passi nelle improvvisazioni. Quando Ferzan mi ha chiamato ho ritrovato tutto quel patrimonio. L'ho implorato di farmi un provino, ma lui mi ha risposto che così lo offendevo, perché sapeva benissimo da solo cosa avrei fatto ». Nient'altro? «Un suggerimento di fondo. Aprirsi con generosità verso il personaggio e il suo contesto senza chiudersi, intimidirsi. Aveva ragione. Così dev'essere un attore nelle mani di un regista che poi provvede a tirar fuori il necessario. Per me è stato facile, proprio per la generosità messa nel personaggio, ridere o piangere, commuovermi e soffrire». Ecco qui l'Ambra arrivata alla sua terza vita, come in tanti hanno calcolato. La prima era l'Ambra della Tv, poi la cantante accolta in Sudamerica come una diva («sotto l'aereo a Buenos Aires migliaia di ragazzini mi gridavano "her-mo-sa", pensavo fosse una parolaccia») e infine l'attrice dei nastri d'argento dopo l'allenamento teatrale con «La duchessa di Amalfi» di John Webster o «I Menecmi» di Plauto: «Ma non piace la storia delle tre vite, è un calcolo triste, è solo che le cose cambiano». Cosa ha di diverso Ambra Angiolini attrice rispetto ad Ambra-e-basta? «Ero sicuramente più ingenua e leggera. Ora mi ritrovo più chiusa, meno vogliosa di raccontarmi. Ma se mi riguardo indietro non rinnego niente. Ho sempre condotto da sola la mia vita, con lucidità. Per questo ho evitato molte scelte sbagliate e non ho subìto la contaminazione nucleare che tanti profetizzavano per me quando avevo 15 anni. Niente e nessuno mi ha avvelenato. Se vuoi che qualcosa veramente non succeda, semplicemente non succede. Punto e basta». Da dove arriva tanta sicurezza? «Una vita in cui ho rimescolato continuamente le carte. E soprattutto ora l'avere ciò che da anni desideravo, già dai tempi di "Non è la Rai". I miei due figli, Jolanda e Leonardo. Un compagno che amo molto, Francesco Renga. Magari discutiamo. Spesso la nostra storia è difficile per le lontananze, le acrobazie per incontrarci, l'usura dell'abitudine. Ma si lotta per stare insieme ancora cent'anni. Perché di fondo ci amiamo davvero. Per me Francesco è uno stimolo intellettuale insuperabile. E lui, un'altra come me dove la trova?» Di nuovo la risata da quindicenne. Una trentenne saggia? «Sarebbe assurdo rottamare una coppia per liti da poco. Piccole cose rispetto allo sguardo con cui Jolanda accoglie il suo papà. Comunque ecco il nucleo fondante della mia vita: intorno ruotano i miei tempi e le mie scelte». Inclusa quella di non divulgare troppi particolari sui sentimenti personali: «Mai un servizio fotografico da famigliola felice. Primo perché non è sempre così. Secondo perché forse porta sfiga. Terzo perché è bene proteggersi. Infatti in passato si è sempre saputo poco del mio privato. Anche lì ho guidato la vita dove volevo». I gusti, per esempio quelli televisivi? «Adoro Daria Bignardi, è veramente bravissima, ci siamo baciate in tv ed è stato divertentissimo. Poi apprezzo Victoria Cabello. Dopo l'elogio di Aldo Grasso per la mia apparizione in "Very Victoria" non faccio più tv per non deluderlo... Non perdo una puntata di "Matrix" di Enrico Mentana, tanto la sera con i ragazzini a casa dove vado? Meglio tenersi informati, no?». Altri nomi? «Simona Ventura resta per me imbattibile, trovo assurdo che per un errore si mettano in discussione i suoi cento successi». E il futuro? Ambra ride sempre da ragazzina: «Forse un lavoro dietro le quinte, arriverà il tempo di non trovarmi sempre in scena. Oppure una baby-pensione, in fondo ho cominciato a 15 anni». Oppure, finalmente, quel ruolo di Antigone sognato e rincorso nei corridoi di «Non è la Rai».